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giovedì 14 gennaio 2016

“… e Geminus sia”


Lottiamo, spesso tutta la vita e con tutte le nostre forze, per poter essere libere. Ci arrovelliamo in discorsi che sostengono la nostra libertà di scelta, di decisione, di orientamento politico, religioso, sessuale. Votiamo leggi a tutela dei diritti propri e degli altri. Tutto profondamente corretto e assolutamente irrinunciabile nel nostro tempo e nel nostro spazio. Ma. C’è un ma. Siamo solo apparentemente libere sino a che non scendiamo ad un concreto confronto con noi stesse, pronte davvero a vedere le proprie ombre, a comprendere il senso del loro esistere in noi sino ad accettarle integrandole.
In questo clima di ricerca tutto al femminile, capita ad un certo punto, che incontri la pole dance. Quando comprendi che mente e corpo erano alla ricerca di una stessa cosa e che da ambo le parti era necessario una trasformazione profonda. Ovvio, questa è la mia esperienza e sono certa che per ciascuna sia differente. Ma mi ha colpito particolarmente il fatto che la prima figura insegnatami sia proprio Geminus.  Esula da me sapere se solitamente sia sempre la prima o se il mio sia stato un “caso”. E, visto che io al caso proprio non ci credo e sono molto curiosa, mi chiedo se, questa figura, possa avere un qualche senso con questo preciso momento della mia vita. Nel chiedermi questo mi compare tra le mani un saggio di Carl Gustav Jung, analista svizzero di nota fama. Mi spiega che ci sono eventi nella vita di ciascuno di noi, che accadono in uno stesso tempo e che hanno la caratteristica di essere portatori di uno stesso senso. Questo fenomeno, che certamente tutti abbiamo sperimentato, si chiama sincronicitá. Ed è talmente fondamentale che non solo ci scrive un testo che si intitola appunto “Sincronicitá”,  ma diverrà uno dei concetti di interesse anche per la  fisica del terzo millennio.
Un esempio di sincorincità potrebbe essere ad esempio il seguente. Immaginate di essere in una città come Milano e di abitare al quinto piano di una bella casa in centro città. Immaginate ora di avere fatto, una notte, un sogno in cui vedevate distintamente la spia arancione del carburante della vostra auto, accesa, con la lancetta sulla riserva. Il pomeriggio seguente state bevendo un caffè in casa vostra con la vostra amica che non sa nulla del vostro sogno, a cui raccontate che siete molto stanche in questo periodo. Lei, ignara di tutto, vi dice: “ah, sei a terra come un’auto in riserva!” Ecco. Voi provate un senso di stupore! Tra tutte le cose che poteva dire ha scelto esattamente e inconsapevolmente l’immagine del vostro sogno, che non conosceva. Questa è una sincronicitá. Ma che senso ha tutto questo? Bene. In quel momento, il ripetersi di questa informazione, nel sogno, nelle parole e nell’immagine evocata dall’amica ignara, sottolinea un elemento a cui è necessario prestare attenzione perché significativamente denso per la vita. In questo caso specifico, come immaginabile, potrebbe indicare uno stato precario di energia a carico della sognatrice, che va considerato assolutamente. Una sorta di messaggio sul quale interrogarsi. Una dichiarazione di maggiore ascolto o di sintonizzazione tra il mondo che sta fuori e quello che sta dentro.
Geminus per me è stato una sincronicitá. In un momento specifico della vita in cui c’è un lavoro profondo di unione di parti interne ecco che arriva Geminus anche nel mondo esterno, come figura acrobatica. Roberto Sicuteri in “Astrologia e Mito” amplifica gli aspetti simbolici legati al tema di Geminus sottolineando come, dal punto di vista zodiacale “L’energia più fluida e mobile, (nel segno dei Gemelli) inizia il proprio ciclo della differenziazione e della individuazione”. L’etimologia del segno Geminus passa attraverso Gamos, ovvero matrimonio, unione. Dunque due opposti, un fratello ed una sorella che si uniscono, tesi verso un armonizzarsi dei contrari.
Un messaggio dunque che risuona in me come un richiamo alla coscienza di quanto stia accadendo nella mia storia personale. L’unione di opposti. Ed è proprio così.
Sulla scia di questo, mi abbandono consapevolmente alla riflessione di quanto possa essere essere arricchente per l’ esistenza umana, amplificare il proprio sguardo su ciò che accade, individuando quella spinta profonda e personale che orienta verso una reale ricerca di serenità,  ampliando la coscienza e rendendo davvero più liberi perché maggiormente aderenti alle parti più profonde di se stessi.
Un esercizio faticoso, quello della libertà nella consapevolezza, che porta sulle ginocchia e sui gomiti gli stessi lividi e la stessa fatica di quando, con determinazione si sta  su quel palo, spingendo con la forza delle gambe e delle braccia, contraendo gli addominali, ma contemporaneamente, “spingendo” anche con l’energia della propria mente. E quando mente e corpo si uniscono e parti profonde e materia trovano la loro giusta dimensione, potremmo osare dire sincronicamente, ecco che il risultato è un Geminus, e poi un ginius e poi ancora una crocifissione finché le figure si alternano, nel tempo, con fare intuitivo, creando nell’aria un drappeggio di costellazioni e figure mitiche che lasciano l’altro che osserva, quasi stordito. E chi dà loro forma, libero, rigenerato e mutato nella propria essenza.

NAIKE MICHELON: psicoterapeuta psicosomatica-ecobiopsicologia - Istituto ANEB.

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